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Postilla » Impresa » Il Blog di Francesco Merone » Finanza e controllo di gestione » Quantitative Easing: impatto sulle imprese UE

8 ottobre 2014

Quantitative Easing: impatto sulle imprese UE

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Nelle ultime settimane, l’effetto combinato di alcune decisioni prese dalle Banche Centrali e i risultati in termini di PIL, ha ed avrà un forte impatto sugli attuali bilanci aziendali e per i prossimi esercizi.

Ormai è chiaro che c’è una parte delle economie sviluppate che si è ripresa completamente dalla crisi e cresce a ritmo sostenuto (USA e UK intorno al 3%), adesso bisogna solo capire quando inizieranno ad incrementare il tasso di interesse. Altre Economie (una parte della UE) stanno attraversando un rischioso momento di douple-dip recession, o forse third, come dir si voglia. Restano poi i paesi emergenti ed ex BRICs con problemi di natura diversa (fallimento Argentina, elezioni Brasile, rallentamento Cina, boom India?).

1) La BCE ha chiarito che il problema principale è che i prezzi non aumentano abbastanza, il loro obiettivo di inflazione al 2%  è ben lontano dalla realtà, quindi per alcuni anni (anni) i tassi di interesse sui finanziamenti saranno vicini allo zero.

2) Se l’inflazione è vicina allo zero, anche il costo del lavoro non potrà aumentare granchè, idem per altri fattori produttivi (macchinari, utilities…) perché il mercato è fermo.

Quindi potremmo ipotizzare una linea dei costi complessivi aziendali in frazionale crescita nei prossimi anni, ben inferiore a quella prevedibile anche poco tempo fa.

Quindi, il punto di pareggio dei nostri costi aziendali si è appiattito mentre i prezzi di vendita per l’estero, con le valute “forti”, si sono abbassati. L’Euro viaggia intorno ad 1,25 con il Dollaro e 0,78 con la Sterlina Inglese. Perché  non proviamo ad abbassare anche il nostro listino di vendita in modo da presentare un’offerta veramente competitiva e di qualità Made in Italy? L’effetto combinato del listino e della valuta può rappresentare un vero vantaggio competitivo per qualche anno. Oggi si può e si deve incrementare la presenza sui paesi non UE sia perché garantiscono la sopravvivenza dell’azienda in Italia sia perché rappresentano gli unici mercati con reali prospettive di crescita.

Oggi l’obiettivo è la continuità aziendale più della marginalità.

 

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