25 marzo 2011
Rapporto Banca Impresa 2011
Buongiorno,
il mio primo articolo sul Blog è stato proprio sul rapporto banca impresa nel 2009, rileggendolo mi ritrovo in quello che ho scritto e negli ottimi interventi dei lettori, però volevo fare un’integrazione.
Stamattina ho letto un articolo su una importante rivista economica che trattava proprio del rating bancario nei confronti delle imprese. Il problema del rating e quindi del merito creditizio delle banche sarebbe da imputare sul sistema di rilevazione. Cioè il calcolo del rating si basa su dati passati, cioè il bilancio, l’andamento dell’azienda, ecc… cioè nulla su quello che il progetto futuro, il piano industriale (per l’azienda che riesce a formalizzarlo, mi verrebbe da aggiungere, che è una cosa molto rara).
Sono d’accordissimo che questo sia un limite, ma perchè non iniziamo ad essere più onesti intellettualmente, o meglio perchè non ragioniamo in termini professionali? Se io voglio diventare imprenditore, rischio il mio tempo, il mio denaro per realizzare un’attività. Quando ho messo tutto me stesso, se c’è bisogno di altro, mi rivolgo anche alla banca, ma prima, investo il mio denaro.
Questo è il vero punto, se l’azienda vuole realizzare una nuova linea produttiva, un’esportazione all’estero o altro, deve mettere anche lei denaro in azienda e poi chiedere alle banche un apporto. Non possiamo continuare a sostenere che tutte le banche non finanzino progetti imprenditoriali meritevoli quando i primi a non crederci (cioè non mettono loro denaro) sono gli imprenditori stessi.
Discutiamo della percentuale di investimento aziendale e bancario più giusto, più corretto, tipo 20/80, 30/70 e poi sarà più semplice vedere come gli istituti di credito ci seguiranno.
ps: senza dimenticarci di scrivere dei piani di sviluppo e poi costantemente tenere informate le banche.
Vorrei sapere cosa ne pensate a riguardo.
Scritto il 2-5-2011 alle ore 18:00
Purtroppo la sottocapitalizzazione delle imprese italiane costituisce un problema strutturale del nostro sistema economico. La deducibilità degli interessi passivi sui finanziamenti (oggi con dei limiti) e una minore propensione al rischio dei nostri imprenditori rispetto al mondo anglosassone ha determinato l’insorgere di tale problematica. Credo che incentivi come una minore pressione fiscale (IRES) per alcuni anni per le imprese che aumentano il proprio capitale sociale potrebbe costituire un incentivo ad investire più capitale proprio nei progetti imprenditoriali.
Scritto il 29-10-2011 alle ore 07:05
Sig. Francesco Lei ha scritto:
Questo è il vero punto, se l’azienda vuole realizzare una nuova linea produttiva, un’esportazione all’estero o altro, deve mettere anche lei denaro in azienda e poi chiedere alle banche un apporto. Non possiamo continuare a sostenere che tutte le banche non finanzino progetti imprenditoriali meritevoli quando i primi a non crederci (cioè non mettono loro denaro) sono gli imprenditori stessi.
Discutiamo della percentuale di investimento aziendale e bancario più giusto, più corretto, tipo 20/80, 30/70 e poi sarà più semplice vedere come gli istituti di credito ci seguiranno.
Seguo io…
Concordo con Lei, in parte, quando si discute di aziende attive, ma per i giovani che “nun cianno una lira” e nemmeno i genitori ricchi?
Pee le aziende in crisi che hanno un piano di risanamento e/o una idea innovativa ed a soldi stanno come i giovani suddetti?
Il rpoblema del credito bancario alle imprese ed ai privati è grave, non solo, la informo che in zona dove lavoro, quasi tutte le banche non finanziano neanche più le “idee” imprenditoriali dove l’impenditore in primis mette soldi propri….siamo alla canna del gas? Io spero tanto di no. La saluto cordialmente.